Amurt in Nigeria novembre 2018

Quando nel 2011 visitai per la prima volta la Nigeria, intuii che il responsabile locale dada Daneshananda avesse in mente progetti ambiziosi per migliorare la situazione sanitaria dell’Ebony State ma sinceramente non immaginavo che in soli 8 anni si potessero aprire in una regione così  povera  8 tra cliniche ed ospedali, nelle zone rurali non c’erano strutture mediche, se si presentavano emergenze gravi di salute si moriva, la mortalità materna era  stimata dall’Unicef come una delle più alte al mondo e se pensiamo che qui ogni donna partorisce mediamente 10/12 figli possiamo capire la gravità del problema, oggi grazie alla presenza sanitaria capillare di Amurt le mamme che seguono i nostri protocolli non muoiono quasi più.

 

L’Ebony State è tanto per capirci l’ex Biafra di cui si parlò tragicamente a fine anni ’60 perché colpito da guerre e carestie, vide la morte di tantissimi bambini, zona di grandi sofferenze ed emergenze umanitarie, da allora ad oggi non molto è cambiato.

 

Daneshananda che è norvegese vive in Africa da più di vent’anni ed ha esperienze precedenti in Ghana e Burkina Faso, quando arrivò in Nigeria affittò una minuscola casetta ad Abhakaliki da dove gestiva fra mille difficoltà le attività umanitarie a favore dei poveri aiutato da un piccolo gruppo di persone di buona volontà, oggi Amurt ha sede e quartier generale in una grande villa e non potrebbe essere altrimenti dato che le persone che lavorano per l’associazione sono ormai quasi 300 fra medici, infermieri, assistenti, ragionieri, amministratori, cuochi, inservienti, autisti ecc… Una grande famiglia che si riunisce tutti i lunedì mattina per programmare l’attività settimanale per poi partire per le varie destinazioni negli ospedali costruiti nelle zone più periferiche ed abbandonate dove nessuno vuole andare perché le strade sono pessime, manca la corrente elettrica, c’è scarsità d’acqua e le malattie presenti sono tantissime dal colera alla malaria dal tifo all’aids.

 

La presenza di Amurt in queste zone è preziosissima, qui si salvano vite umane quasi ogni giorno ma purtroppo se ne perdono anche, durante la mia permanenza una donna è morta dissanguata per un parto avvenuto in una chiesa senza nessuna assistenza medica, si è recata in extremis nel nostro ospedale di Uloanwu ma ormai era troppo tardi. Ecco perché offriamo alle gestanti il parto gratuito a patto però che seguano un percorso di monitoraggio da parte del team medico, in questo modo stiamo azzerando la mortalità materna.

 

Le attrezzature a disposizione del nostro staff non sono un granché  manca di tutto ma soprattutto incubatrici, apparecchi cpape, laser chirurgici che sarebbero fondamentali e ci sono stati richiesti. Manca soprattutto la corrente elettrica, si sopperisce con generatori funzionanti solo in alcune ore della giornata  e nelle emergenze per risparmiare denaro, si sta pensando a pannelli solari che sarebbero sicuramente la soluzione più idonea.

 

I bambini hanno diversi problemi dovuti alla malnutrizione, si cerca di arricchire la loro dieta fornendo alimenti appropriati, educando le mamme dal punto di vista alimentare ma anche facendole riflettere sul fatto che sarebbe più semplice avere qualche figlio in meno per poterli crescere meglio.

 

I medici attualmente impiegati sono 8 uno per ogni ospedale, sono perlopiù giovani, molto motivati ad aiutare ed a curare il loro popolo, vestono orgogliosamente la divisa di Amurt, in Nigeria se non hai i soldi non puoi curarti ma da noi le porte sono aperte per tutti, chiediamo solo un modesto contributo per l’assistenza, se qualcuno non è in grado di pagare, attingiamo ad un fondo emergenze appositamente creato e finanziato dalle donazioni che arrivano dai sostenitori perché sembrerà assurdo ma morire per malattie a volte banali in Africa è ancora possibile.

 

Ho incontrato il dottor Clifford Asogwa nell’ospedale di Odeligbo, era molto impegnato con decine di pazienti che attendevano di essere visitati ma gentilmente mi ha accompagnato per illustrarmi la situazione, ho percepito in lui una grande dignità, mi ha colpito il suo impegno in condizioni assolutamente disagiate perché costretto a lavorare con turni massacranti in spazi angusti e fra mille problemi, nonostante questo ho notato un grande equilibrio ed un’umanità che purtroppo alcuni dei nostri medici hanno ormai perso. Il giovane dottore qualche giorno prima si era trovato in una situazione al limite come gliene accadono spesso: una paziente era in pericolo di vita per mancanza di sangue, farlo arrivare da Abhakaliki sarebbe stato forse troppo tardi cosi dopo aver individuato il gruppo sanguigno ha deciso di donare il suo sangue ed è riuscito nell’impresa.

 

Proprio oggi è arrivata una macchina refrigerata per la conservazione del sangue alimentata con pannelli solari per sopperire alla mancanza di corrente elettrica che sarà utilissima perché farà risparmiare tempo e denaro consentendo di avere sempre sangue a disposizione in qualsiasi ora del giorno e della notte.
Sicuramente un salto di qualità nella cura dei pazienti è stato fatto con l’acquisto di ambulanze che qui non sapevano neppure cosa fossero, si trasportavano i malati su auto non attrezzate con conseguenze spesso disastrose. Entro l’anno verrà completata la nona clinica e già si prevede la costruzione della decima entro la fine del 2019.

 

La salute nei villaggi è condizionata dalla scarsità e dalla qualità dell’acqua utilizzata ma anche da cattive abitudini causate spesso dall’ignoranza e da certe credenze popolari ancora purtroppo molto diffuse in queste zone dell’Africa. Portare acqua nei villaggi costruendo pozzi è certamente una priorità per molti motivi, siamo felici della collaborazione intrapresa con il Rotary CVS che sono onorato di aver rappresentato in questo viaggio, appena arrivato ho partecipato ad  un meeting con il Team di Amurt e con il Rotary Club di Abhakaliki rappresentato dalla Presidentessa Chika Elen Heze e dal pastPresident Ogbonnà con il quale era stato intrapreso il progetto poi  nei giorni successivi abbiamo seguito le varie fasi del progetto acqua che prevede la costruzione di 20 pozzi in altrettanti villaggi, beneficeranno di questo aiuto 10.000 persone circa, attualmente siamo arrivati circa a metà del percorso, si prevede di completare i lavori nel marzo 2019.

 

L’attività viene svolta molto seriamente, in fase preliminare si informano tutti i villaggi sulla possibilità di avere un pozzo gratuitamente, le candidature sono chiaramente moltissime ma vengono scelti solamente quelli più bisognosi di aiuto avvalendosi anche di indagini approfondite.

 

Una volta individuati i beneficiari del progetto si organizza un primo incontro con la comunità al quale ho presenziato per spiegare alla popolazione molti concetti comportamentali basilari per migliorare le condizioni igieniche e lo stato di salute generale, si spiega per esempio l’importanza di dormire con zanzariere per evitare di contrarre la malaria e si procede poi ad una distribuzione gratuita, si evidenzia la necessità di usare il preservativo nei rapporti sessuali per non contrarre l’aids, si parla dei problemi derivanti dalle mutilazioni agli organi genitali femminili.

 

Dal momento che con un nuovo pozzo ci sarà acqua nel villaggio in abbondanza si istruiscono soprattutto i bambini a lavarsi spesso le mani con sapone, norma igienica non scontata da queste parti. Si procede poi alla formazione di un comitato formato da 12 persone regolarmente elette che dovranno frequentare un corso tenuto dai Washcom cioè una squadra composta da esperti del settore sull’uso corretto dell’impianto idrico ma soprattutto sulla sua manutenzione, un esame finale promuoverà coloro che saranno i responsabili ed i manutentori dell’impianto una volta ultimato. Si decide poi dove avverrà la trivellazione tenendo conto di vari fattori: facilità di accesso, luogo sufficientemente protetto e controllabile, qualità del terreno e possibilità di trovare acqua nel sottofondo. Ci si da poi appuntamento al giorno seguente concludendo l’incontro fra balli e canti in un clima amichevole e di grande ospitalità e riconoscenza, tantissime le dimostrazioni di gratitudine e di affetto per quanto Rotary CVS ed Amurt Italia stanno facendo per questa povera gente che sembra essere stata dimenticata dai propri governanti troppo impegnati a farsi gli affari propri o occupati in campagne elettorali con le solite promesse che poi non vengono mai mantenute.

 

La perforazione è emozionante perché non si sa mai quanto può durare e se avrà un esito positivo, le squadre sono composte da 6 persone organizzatissime che non perdono un secondo di tempo svolgendo un lavoro di grande qualità, a volte riescono a trivellare trovando acqua anche 3 volte al giorno, spesso lavorano di notte perché fa più fresco ma anche per essere più liberi di operare senza essere seguiti da troppa gente, di solito infatti è presente una gran quantità di persone curiose ed ansiose di veder sgorgare l’acqua. Quando in un villaggio non c’è acqua corrente ci si arrangia andando a cercare a volte anche ad alcuni chilometri di distanza, sono di solito i bambini e le donne che si occupano di questo compito trasportando l’acqua con secchi che posizionano sulla testa, il grosso problema sta nella scarsa qualità dell’acqua che si riesce a raccogliere, ho visto gente approvvigionarsi in pozze malsane fonte sicura di malattie gastrointestinali e di malaria.  Questa è ancora oggi l’Africa delle zone dimenticate dove vita e morte convivono e segnano l’esistenza quotidiana un po’ come avviene fra gli animali della savana.

 

Per arrivare con la trivella a trovare acqua servono come minimo 2 ore abbondanti, un massimo non c’è perché si possono incontrare vari problemi: terreno roccioso o troppo fangoso, a volte la macchina trivellatrice si rompe, succede che nel sottofondo non ci sia acqua, nel nostro caso a Ndiagu c’era già acqua a 38 metri ma si è deciso di proseguire fino a 43 metri dove c’era più abbondanza. Conclusa la perforazione si inserisce un tubo di plastica del diametro di 30 cm che fa da rivestimento e protegge le tubature vere e proprie che trasporteranno l’acqua in superficie, si getta poi ghiaia sul fondo. Poi attraverso un tubo si porta pressione fino al fondo del pozzo per spingere l’acqua fino in superficie che arriva prima piuttosto sporca ma poi per effetto dell’azione filtrante della ghiaia diventa più pulita, questo è sicuramente il momento più atteso per noi ci sono volute circa 3 ore ma ne è valsa sicuramente la pena. Si procede poi nei giorni seguenti a costruire un basamento in cemento sul quale verrà posizionata la pompa, intanto proseguono i corsi formativi  Wash com fino a quando ci si ritrova per inserire nel condotto i tubi necessari, il lavoro viene eseguito  insieme al comitato per la manutenzione ed è festa grande quando l’acqua sgorga fresca e pulita dalla pompa appena istallata.

 

Da volontario di Amurt ho viaggiato in diverse parti del mondo toccando con mano la sofferenza delle persone più bisognose cercando sempre di aiutare con azioni mirate gli ultimi della terra, quelli più in difficoltà. In Nigeria ho capito che la nostra azione sta veramente facendo la differenza, il team di Amurt composto da persone giovani e capaci finanziato da alcuni sponsor è magnificamente coordinato da dada Daneshananada amato e ben voluto da tutti, in un Paese dove la corruzione è purtroppo presente quasi ovunque ed il petrolio serve solo ad arricchire chi i soldi li ha già, rappresentiamo un esempio virtuoso ed una speranza per il futuro di questo popolo, ci impegneremo al massimo per sostenerli.

 

Paolo Bocchi  Presidente Amurt Italia